Greta e Vanessa: Torneremo in Siria

Chiudiamo questa storia dell'intervista di Vanessa Marzulo a Repubblica con qualche considerazione spicciola. Tutto il resto sono chiacchiere. 1) Vanessa ha accettato di incontrare il giornalista di Repubblica e ci ha pure chiacchierato per un bel po', sapendo perfettamente che era un giornalista e non un amico con cui sfogarsi. 2) Alla fine della chiacchierata Vanessa ha chiesto al giornalista, CON UNA INGENUITA' DISARMANTE - l'ennesima, aggiungo, e spero tanto che sia l'ultima - di non pubblicare una riga su quanto dichiarato. Si è forse pentita? Non lo so. So però che VANESSA non ha registrato la conversazione né aveva testimoni con sé, quindi la trascrizione fatta dal giornalista non può essere contestata. Vanessa ha detto veramente quello che c'è scritto nell'articolo? Non è importante, perché in casi del genere non contano le singole parole ma il senso. E francamente non mi pare che Repubblica l'abbia diffamata. 3) C'era un patto d'onore fra Vanessa e il giornalista, che obbligava il giornalista - se non altro sul piano etico - a non pubblicare quell'intervista? No, quando c'è una notizia - e ce n'era come minimo una: "Torneremo in Siria - il giornalista è tenuta a darla; e comunque non è da crocifiggere se non mantiene la parola data. E' ovvio che avrà usato tutti i trucchi del mestiere per spillare informazioni a Vanessa ed è altrettanto ovvio che ha deciso in piena coscienza di sfidare il suo no. D'altronde, non era un amico. E se Vanessa ha accettato di incontrarlo deve assumersene tutte le conseguenze. La prossima volta che accetta di parlare con un giornalista si accerti che sia un amico, e di quelli veri MORALE DELLA FAVOLA. Attenti a dare sempre addosso ai giornalisti. A volte si limitano solo a fare il loro lavoro, anche se può non piacere il come lo fanno. E attenti a non lasciarsi travolgere dalla notorietà. Quando si diventa dei personaggi pubblici bisogna stare molto attenti a quello che si dice e si fa.

una delle cose più tristi e impietose che abbia mai letto… è davvero questo, essere giornalisti?

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