Ho vissuto tutta la mia vita finora senza nulla di stabile. Ho avuto una famiglia che si e' spaccata quando ero alla soglia della puberta', genitori afflitti da strane ossessioni, dalla droga alla depressione. Problemi economici a non finire, cambiato casa un numero imprecisato di volte fino ad abbandonare il tetto familiare per non gravare sulle spese, finito ospite di amici o coabitando con altri studenti per lunghi periodi, mi sono autofinanziato con lavori fortuiti e ripetizioni mentre cercavo di laurearmi con tutte le mie forze nonostante la diagnosi di una malattia neurodegenerativa incurabile. Ho visitato Inghilterra, Irlanda, Francia e Cuba con le compagnie low cost dormendo pure nelle topaie pur di migliorarmi in qualcosa. Lungo il tragitto mi sono innamorato di mia moglie con cui ora convivo in Svezia. Non riesco a ottenere contratti per un lavoro fisso per piu' di pochi mesi, non padroneggio ancora la lingua, la mia malattia lentamente mi divora. Ho visto mio padre morire davanti ai miei occhi, non mi han fatto vedere il corpo di mia madre dopo si e' suicidata, vivo con il pensiero costante che prima o poi mia moglie mi molli, di diventare un clochard e lasciarmi morire in un angolo della strada.

Non venitemi a dire che la stabilita' uccide l'anima. Una vita come quella di quest'uomo, con scelte diverse, sarebbe per me oro. Il sapere di avere un ruolo definito nella societa', di avere il potere di tener stretto a me cio' che realmente conta sono per me privilegi. E non venitemi a raccontare che la vita va vissuta in modo selvaggio, senza pensieri, all'insegna dell'esplorazione e dell'avventura, ho avuto un genitore con questa mentalita' che alla fine ha potuto realizzare il suo desiderio di "live fast die young", al prezzo di un dolore che non potrei manco descrivere per chi l'ha amato fino in fondo nonostante tutto.

Se un giorno potro' dormire in una casa da poter finalmente dire "mia", sara' forse la prima volta che dormo senza esser preso dall'angoscia "E domani, cosa faremo se qualcosa va male?".